Se siete arrivati qui forse è anche perchè avete letto un articolo a mia firma sul Resto del Carlino (Reggio Emilia). Ci tengo a sottolineare che il titolo corretto per il mio pensiero è questo: “Reggio Emilia e la sua identità musicale ormai sopita” e non un titolo unicamente legato a spazi inadatti presenti nella nostra città. Il problema è molto più complesso per la mia città, che ha un grande potenziale ma poche idee per rendere gli spazi fruibili al pubblico.
UN punto della questione del perchè a Reggio Emilia non viviamo e godiamo dell’indotto della musica è che gli spazi ci sono, ma non vengono sfruttati a dovere. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un continuo “apri e chudi” di spazi destinati alla cultura che purtroppo non hanno retto ad una scarsa gestione o al poco interesse del pubblico. Altro discorso è quello di spazi svenduti alla musica, ma questo è un atteggiamento che deriva da un problema serio che sta a monte: il fatto che la musica è stata svalutata come bene collettivo. Quello che cerco di solleticare nel lettore è un pensiero ben più profondo, ovvero che a Reggio Emilia serve guardare verso un bene comune e sfruttare quello che abbiamo, un patrimonio culturale legato fortemente alla musica, che parte dalla tradizione folcloristica della musica della Val d’Enza e arriva sino alla musica elettronica di oggi (pensiamo ad esempio al roduttore e Dj Benny Benassi) e che potrebbe diventare parte dell’indotto turistico e commerciale. Forte dell’inaugurazione di un’arena spettacoli tra le più grandi d’Europa, che inaugurerà a giugno 2022 e che porterà numerosi turisti in città. Turisti mossi dalla passione per la musica, ma anche dal desiderio più comune di godere di qualche ora o giorno di relax, da spendere nel territorio reggiano. che ad oggi non sembra avere chiara quale sia la sua identità turistica. Io sostengo che potrebbe essere quella musicale.
CARTOLINA DA REGGIO EMILIA. LA MIA CITTA’, CHE VEDO SOPIRSI GIORNO DOPO GIORNO
Da sempre noi appassionati di musica siamo costretti a muoverci, alla ricerca di eventi stimolanti e club attrezzati. Purtroppo i gloriosi anni in cui anche a Reggio Emilia si viveva di e per la musica sono finiti, molto prima che arrivasse il Covid. Oggi le città sono spazi in cui i suoni paiono perdersi e i giovani preferiscono gli echi notturni delle piazze ai suoni del basso sparati dalle casse amplificate. Così i locali vengono meno, si scontrano con la domanda di mercato, la burocrazia, l’incapacità dei gestori di creare luoghi appetibili per utenti esigenti. Perché diciamocelo, in questi anni la musica è stata svenduta al primo barman con il vezzo dei live. Spazi inadatti a qualsiasi tipo di concerto, inesistenza di impianti ad uso del musicista e ingaggi a due cifre. Ma la musica non dovrebbe essere un mezzo acchiappa-clienti per l’ultimo bar di tendenza. I locali dovrebbero fortificare il legame con tradizioni e cultura di un territorio. Serve capacità e collaborazione, ma anche la volontà della politica di creare e fortificare quella che Reggio Emilia ha: un’identità musicale che potrebbe trasformarsi anche in una nuova forma di turismo. Non è solo la quantità di eventi o locali a ridare input al pubblico, serve un progetto comune che si snodi all’interno della provincia. Pensiamo ad eventi come il Barezzi Festival (PR), Ferrara Sotto Le Stelle o Summer Jamboree Festival, che danno nuove opportunità all’indotto commerciale e turistico. Reggio Emilia, con le sue piazze, la sua gastronomia, la sua storia d’arte e cultura, i suoi artisti (da Ligabue, Benny Benassi, Zucchero, Nomadi, CSI, MCR…), la sua posizione strategica e la sua maxi Arena potrebbe diventare molto di più della cittadina che offre sporadici appuntamenti annuali e che apre e chiude spazi destinati alla cultura in base ai suoi cambi d’amministrazione. In primis, serve creare appuntamenti satellite intorno al concerto di Luciano Ligabue e all’inaugurazione dell’Arena, perché il 4 giugno è vicino. E servirà anche fare rete per incuriosire il pubblico di Campovolo a passare tempo nella nostra città. Competitività, professionalità, lungimiranza e un pizzico di coraggio servono alla nostra città per riscopre un’identità musicale ormai sopita. Noi gitani del rock siamo invece sempre pronti a rispondere alle offerte di qualità, con lo zaino in spalla!
Di Gloria Annovi, giornalista e CEO del progetto a promozione del turismo musicale www.musicpostcards.it