LUCIO CORSI A SANREMO RIPORTA IN AUGE IL MARCHIO DI CHITARRE WANDRÈ

C’è magia in tutto quello che è successo sul palco dell’Ariston lo scorso 15 febbraio 2025: nel bel mezzo della crisi del mercato discografico, in un mondo dove la musica è un sottofondo alle nostre vite ormai “virtuali”, un giovane musicista -garbatamente “armato” di chitarra e testi visionari- ha conquistato milioni di italiani. Chi conosceva Lucio Corsi anche prima di questa apparizione al Festival di Sanremo, sa che gli abiti che ha indossato durante la manifestazione, non sono solo un chiaro omaggio alla scena Glam 70s, ma sono gli abiti di scena che indossa da anni, su e giù dai palchi di tutta Italia, realizzati grazie alla sua creatività e fantasia.
Nessun scimmiottamento da rockstar sul palco, nessun stylist strapagato in camerino, nessuna strategia mediatica ad anticipare la sua presenza sul palco sanremese: Lucio, i suoi strumenti e il compagno d’avventura Tommaso Ottomano (chitarrista, compositore e regista specializzato in videoclip) sono stati gli unici artefici di questa favola musicale.

RIVELAZIONE 2025

 

Ma come in ogni narrazione fiabesca, i personaggi principali hanno sempre un’eroe che illuma la stanza dal buio della notte e li protegge dalle paure, accompagnandoli in mondi paralleli.

Non credo di sbagliare se ipotizzo che quello di Lucio Corsi sia la musica, su cui ha riportato l’attenzione questa settimana, scendendo le scale impugnano una chitarra sempre diversa, per poi sedersi al pianoforte o estrarre dalla sua giacca cucita a mano una vecchia fisarmonica. Bello vederlo dare visibilità agli strumenti: oggetti artigianali nati dalle mani e dalla creatività di altri artisti. Come ha fatto con le chitarre di Antonio Pioli in arte Wandrè, liutaio reggiano il cui estro fece spesso parlare di sè.

STASERA MI VESTO CHITARRA WANDRÈ

“Stasera mi vesto chitarra Wandrè -ha scritto Lucio Corsi pubblicando un scatto con chitarra made in Cavriago (RE)- Per l’ultima notte all’Ariston serviva tirare fuori Excalibur dalla custodia… ”

Lucio Corsi Wandrè Oval

Lucio Corsi con Wandrè Oval

Anticonvenzionali, stravaganti, creati con materiali inconsueti. Gli strumenti made in Italy by Wandrè hanno affascinato le più grandi rockstar di tutti i tempi e continuano a farlo, a distanza di 21anni dalla morte del fondatore del marchio, senza però aver trovato il giusto riconoscimento quando era ancora attiva la sua fabbrica rotonda.

Negli anni Sessanta infatti, ai tempi della produzione di bassi, chitarre, contrabbassi, le regine incontrastate della liuteria erano Fender, Gibson e Gretsch, prodotte in serie e distribuite su scala internazionale. Wandrè era l’antitesi della produzione in serie: voleva che ogni strumento fosse unico e l’applicazione del metallo alle sue opere (caratteristica principale delle sue chitarre elettriche) non lo aiutò nella vendita. Quella di Antonio Pioli Vandrè è una storia appassionante, narrata con accuratezza da Marco Ballestri nel suo libro Wandrè. L’artista della chitarra elettrica”.

I PARTIGIANI WANDRÈ IN MISSIONE A SANREMO

Marco Ballestri e Lucio Corsi con chitarra Wandrè. Foto di Fan Di Quarieg

Marco Ballestri e Lucio Corsi. Foto di Fan Di Quarieg

Sabato sera, durante la finale di Sanremo, il liutaio Ballestri era proprio a Sanremo, per supportare Lucio Corsi e Tommaso Ottomano, da un paio di anni in contatto con i “Partigiani Wandrè”, un gruppo di ex collaboratori e amici di Pioli che lavora per riportare visibilità sull’artista delle chitarre, per anni dimenticato: “Questa avventura “Lucio Corsesca” è nata un paio di anni fa-ci spiega Marco Ballestri- al festival Maledette Malelingue di Novafeltria (Rimini) , organizzato da Filippo Graziani, figlio del grande Ivan.
In questa occasione portammo delle chitarre, da far suonare agli ospiti, come l’amico Federico Poggipollini e fu lì -continua Ballestri- che Lucio si innamorò delle chitarre di Wandrè. Il Festival di Sanremo è stata la prima occasione in cui le ha suonate dal vivo, nonostante questo progetto sia in cantiere da mesi”.

LA ROCK OVAL CHE CONQUISTÒ ANCHE BOB DYLAN

lucio Corsi

Lucio Corsi, Cobra Wandrè

Non è passata certo inosservata la Rock Oval by Wandrè di proprietà di un musicista e collezionista reggiano, che ha impugnato Corsi per la finalissima. Si tratta di una delle chitarre più rappresentative del genio di Pioli, all’apparenza una sorta di disco volante omaggio al Beat e ostentata da Adriano Celentano, Mina, Joe Sentieri e Chet Baker nel film Urlatori alla Sbarra.
Ed è sempre una Rock Oval, a Londra, nel 1965, a folgorare la vista di un grande Bob Dylan.
Eko, Meazzi (che collaborerà con Pioli), Welson e Wandrè rappresentano i marchi più popolari della liuteria italiana, associati all’esplosione del fenomeno Beat degli anni Sessanta, ma tra tutti i liutai dell’epoca, Antonio Pioli resta uno dei più innovativi e stravaganti. Durante la sera delle cover invece, il chitarrista Tommaso Ottomano ha sfoggiato una Soloist dai colori accesi, mentre solo un mese fa, proprio Lucio Corsi, si è fatto fotografate  con una chitarra Cobra by Wandrè durante un’intervista. In questo caso una chitarra dalle forme “sinuose”, il cui nome è un richiamo all’aspide che uccise Cleopatra.
Giocare con le parole e l’immaginazione era infatti anche una caratteristica di Pioli, che nel 1966 brevettò la Scarabeo, un vero e proprio pezzo da Novanta per ogni collezionista del marchio.
E se Lucio Corsi ha realizzato nel 2017 un concept album chiamato Bestiario Musicale (2017), dedicato agli animali della Maremma, sua terra natale, non trovo strano che il giovane musicista sia rimasto folgorato dalle forme e colori degli strumenti vintage by Wandrè.

CHI ERA IL LIUTAIO WANDRÈ

Vandrè

Vandrè ritratto con un suo contrabbasso

Artista visionario, nato a Cavriago di Reggio Emilia, inizia giovanissimo, nel laboratorio del padre, ad apprendere il mestiere e a creare i suoi primi modelli di contrabbasso classico, passando poi a strumenti elettrificati e arrivando ad avviare una vera e propria produzione di chitarre nella sua Fabbrica Rotonda (dal 1960) di Cavriago, dove inserì il sistema produttivo a catena di montaggio, senza rendere il lavoro dei suoi dipendenti alienante. Pioli si muoveva sempre in senso contrario rispetto alle tendenze, tant’è che il suo stesso nome, Vandè (trasformato nel marchio dei suoi strumenti) ha alimentato la leggenda che si trattasse di un soprannome affibbiatogli dal padre: “Va’ ndrè” (“vai indietro” in dialetto reggiano). Nella fabbrica nacquero nuovi modelli di chitarre, come le Bikini, usata da Ace Frehley dei Kiss che ne apprezzò i colori sgargianti e l’amplificatore incorporato. Gli strumenti Wandrè sono quanto di più rivoluzionario e fuori dal comune si possa immaginare; oggetti di culto dalle forme particolari, sghembe, nate dalla contaminazione fra arte e design: delle vere e proprie sculture musicali. Pioli sembrava prendere in considerazione anche il “vuoto” per le sue opere (un esempio è il Rock Bass) e fu il primo ad utilizzare l’alluminio per la costruzione dei manici e altre parti meccaniche. Tra gli estimatori di Wandrè ci sono anche Guccini, Celentano, Frank Zappa e il figlio di John Lennon, Sean, che possiede uno dei pezzi più ricercati, la chitarra “Scarabeo” (omaggio al padre John). Purtroppo, l’estro del Maestro non riuscì a competere con la concorrenza dei colossi e fu costretto a chiudere la fabbrica nel 1969. La sua ultima opera di liuteria, così la definì lui, fu il “Fendrè” (1999) un basso Fender Precision (USA del 1977) che doveva essere abbellito da disegni (questo il desiderio del proprietario Martin Iotti, amico di Pioli e musicista di Reggio Emilia), ma che venne trapanato all’inverosimile, così da alleggerire lo strumento di 1chilo esatto, senza intaccare il pickup e migliorare la resa.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Author: Gloria Annovi

Giornalista pubblicista. Adoro cucinare ascoltando John Coltrane, colleziono cappelli e ho un debole per la decade degli anni Sessanta e Settanta, a cui mi ispiro nell’abbigliamento. Già speaker radiofonica, mi dedico alla musica e alla scrittura da diversi anni. La mia valigia? Grande e 'tappezzata' da adesivi rock

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