Quando ho deciso di partecipare all’edizione 2017 del Green Man Festival avevo ancora pochissime informazioni in merito a questo festival musicale. Ce ne aveva parlato Davide Bertolini, che lo aveva vissuto in prima persona grazie al tour con i Kings of Convenience, e l’idea di passare 4 giorni tra i boschi del Galles, tra live set, laboratori green e performance alternative mi aveva incuriosito molto. Ma ora, dopo questa intensa esperienza, il primo consiglio che voglio darvi è il seguente: non scegliete mai un evento in base alle foto patinate che appaiono sul web. La realtà è molto più complessa 🙂 Ecco tutto quello che avrei dovuto sapere io, prima di partire. Spero aiuti anche voi!
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Il vero colore del Green Man Festival non è quello dei boschi del parco nazionale di Breacon Becon, ma quello dell’arcobaleno. In Galles la pioggia accompagna infatti i tuoi spostanmenti in modo costante. Soprattutto su questa catena montuosa, in cui si svolge la kermesse ogni agosto.
Per gli abitanti di Brecon, antica cittadina di mercato nella contea di Powys, il Green Man è una vera festa, che i giovani attendono per mesi e mesi. Credo che farei la stessa cosa se abitassi qui, perchè le brughiere e i laghi ghiacciati di Breacon Becon sono spettacolari sì, ma le occasioni di evasione dalla quotidianità fatta di turismo estivo, pastorizia e piccole attività commerciali mi soffocherebbero. Mentre guido verso un paesino chiamato Crickhonwell, punto di riferimento per chi partecipa al festival (il Green Man si svolge nel suo Glanusk Park, 3 km a ovest dal centro) il navigatore mi porta fuori strada e di colpo sono catapultata tra altopiani brulli, dove le strade si stringno ulteriormente e greggi di pecore ti osservano da ogni angolo.
Il tramonto è spettacolare ma ho il terrore di perdermi gli show della prima serata e di non trovare la strada per la zona concerti. La verità è che in Inghilterra nessuno vive i festival con l’ansia e il terrore di perdersi un’esibizione. Famiglie con bambini, giovanissimi o trasandati hippy si godono ogni singolo momento della giornata senza correre da un palco all’altro, senza la paura di non vedere la star della serata da sotto lo stage, senza spintonare alla cassa. Non immaginatevi nulla di paragonabile a Glastonbury però, qui ogni spazio è misurato, come le distanze tra le diverse aree del parco.
Per darvi un’idea posso dirvi che dalla zona campeggio/parcheggio (sono vicine) s’impiegano 10-15 minuti per raggiungere l’entrata e che i servizi che si incontrano lungo il restante percorso sono numerosissimi: il noleggio di carrelli per trainare viveri e tende (a pagamento), una zona wi-fi, un’area relax per stampa e artisti (con tanto di asciugacapelli), vasche con acqua calda in stile piscine a cielo aperto per i campeggiatori, tende in cui ricaricare i cellulari pedalando su di una bicicletta, un parco giochi per i più piccoli che sembra “l’Isola che non c’è” di Peter Pan e poi… un bus inglese riconvertito in una sala da the.
Varacato l’ingresso del Green Man devi permettere alla natura di stabilire le sue regole, perchè questo è quello che richiede lo spirito del festival, omaggio al vivere in sintonia con la madre terra.
I cattivi pensieri, così come i desideri, vengono bisbigliati all’uomo verde dei boschi (il green man appunto), una spettacolare installazione fatta di rami, paglia e foglie che durante l’ultima notte del festival viene bruciato. Quasi ad emulare un antico rito celtico.
I PALCHI
Gli stage sono invece una decina (Far Out, Walled Garden, Rising, Chai Wallahs, Solar Stage, Babbling Tongues, Mountain) e ruotano intorno a questo uomo dei boschi, posto nel mezzo dell’area del festival. Il palco più grande, quello su cui hanno suonato Pj Harvey o Ryan Adams è il Mountain, direi l’unico a cielo aperto insieme al Walled Garden, che regala una visuale spettacolare e un’acustica incredibile ai suoi spettatori. Il resto degli stage sono distribuiti sotto a dei grossi tendoni, per permettere agli show di proseguire sino a notte fonda, in qualsiasi condizione climatica. Ogni palco segue una linea artistica ben precisa: il Far Out, ad esempio, era il covo della musica più sperimentale, il Walled Garden quello della musica acustica e ogni spazio ti regalava emozioni e suggestioni diverse.
Ogni palco appartiene ad una sorta di spazio tematico, omaggio alla natura, e intorno ad esso ruotano attività commerciali, installazioni o spazi didattici che ti aiutano ad entrare nel mood di quel preciso ‘regno fiabesco’. Ricordo, che per entrare nel ‘Walled Garden’ (il giardino segreto) dovevi attraversare un bosco illuminato da alberi al neon o bagnarti i piedi in uno stagno preso d’assalto dai più piccoli. Per poi entrare in una sorta di porta di pietra, che ti permetteva di accedere a questo graziosissimo spazio, fatto di caffetterie e ristorantini bio.
Non servono bussole per orientarsi tra gli stage del Green Man ma anzi, è stato per me immediato associare a questi spazi il proprio genere musicale, peccato solo, che diversi live si accavallassero. Ma questa è una costante dei grandi eventi stranieri.
DRINK & FOOD
Un’altra delle cose fighe di questi eventi è che nessuno si deve preoccupare della variabile cibo, perchè sono talmente tanti gli stand di street food e così ben assortiti, da accontentare chiunque. A qualsiasi ora del giorno e della notte. Pizza, zuppe, cibo vegano, sushi, paella, quiche francesi, un chiosco mobile con liffi gelati… Ogni sera si può testare cibo freschissimo, condividendo il tavolo con qualche sconosciuto e la spesa per i pasti non è mai esosa. Personalmante il mio rifugio è stato spesso quello di una tenda berbera, accampata davanti al main stage, sotto la quale cucinavano un ottimo falafel.
Il piatto vegetariano era tanto speziato quanto abbondante e le tisane notturne sono state il mio salvavita contro l’umidità che arriva pungente dopo le 20. Era il posto più caldo di tutto il festival e persino le api del Glanusk Park venivano qui a fare scorapacciate di miele 🙂 Altro angolo imperdibile del festival è lo spazio della birreria: un tendone pieno zeppo di diversi tipi di birra artigianale, che vengono spinate direttamente in un bicchiere di plastica con tanto di logo, per evitare che ci sia spazzatura in giro (il bicchiere è in omaggio e puoi usarlo per l’intera durata del festival). La birreria è posta davanti al tendone di Rough Trade, il record shop londinese che qui propone tutti i dischi delle band presenti in cartellone, con tanto di esibizioni ‘off’, che vengono comunicate giorno per giorno in una lavagna posta all’entrata del negozio mobile.
WORKSHOP
Ma il Green Man non è solo un festival di musica. E’ un luogo di villeggiatura per tanti inglesi, che si prendono un break dalla vita frenetica per trascorrere una vacanza nel verde del parco nazionale, tramandando ai propri piccoli -non solo la passione per il rock- ma anche quella per il rispetto della natura, della ‘sopravvivenza’ e del recupero di tradizioni e usi. Innumerevoli sono infatti i laboratori e le attività didattiche/ricreative che si alternano in 4 giorni di festival: disegno, cucito, lezioni di yoga all’alba, workshop sull’uso dell’ukulele o laboratori per imparare a forgiare il ferro o a costruire un’arco.
I bambini posso passare tempo all’aria aperta, giocando e imparando a dialogare con il bosco. E’ bellissimo vedere che la musica è parte integrante della loro cultura già da bambini, che sono rispettosi degli spazi dei loro genitori e viceversa.
Al Green Man i bambini corrono nel fango scalzi, ‘scalano’ giganteschi alberi secolari, stanno svegli sino a notte per vedere gli spettacoli di acrobati e mangiafuochi e poi si accovacciano nelle loro culle mobili, mentre noi battiamo le mani a ritmo di soul music.
NON SOLO LIVE
Come vi dicevo oltre alla musica al Green Man c’è spazio per altre forme di intrattenimento. Esiste un parco dei divertimenti per i più piccoli, ci sono mercatini con abiti vintage o pietre ‘magiche’, palchi dove si improvvisano concerti pomeridiani, performance di teatro itineranti e poi, la classica ruota panoramica, un caravan in cui puoi farti truccare da fata dei boschi, lo shop di Rough Trade che ti porta continuamente a voler acquistare il disco della band che hai appena visto…
Di notte invece ci si accampa tutti intorno ad un grande falò, che prende le sembianze di un drago alato, grazie ad installazioni di legno che vengono fatte bruciare per sprigionare calore in questo accampamento alternativo.
COSE DA SAPERE E PORTARE IN VALIGIA
Come avrete capito però, serve vestirsi in modo appropriato per sopravvivere a queste intense giornate: stivali o scarpe antipioggia, k-way e ombrello sempre a portata di mano, un maglione caldo e un cappello se siete molto freddolosi (io avevo anche un piumino di quelli leggeri nello zaino). Non guardate le foto degli inglesi vestiti in stile Woodstock, perchè noi italiani difficilemente resisteremmo vestiti come loro 🙂 E poi, preparatevi ad avere una buona memoria per ricordare dov’è parcheggiata l’auto (gli spazi ‘rurali’ non sono segnati da numeri), portatevi soldi in contanti (anche se c’è un bancomat interno), un carica batteria portatile per cellulare (gli attacchi sono sempre pieni).
Se avete intenzione di dormire in tenda consultate le info sul sito dell’evento, perchè io purtroppo per voi, non ho campeggiato e non posso aiutarvi in questo senso, ma se volete essere comodi al festival prendete una camera in un ‘caldo’ B&B nei pressi di Crickhonwell!! Se noleggiate un’auto attenti alle lepri e alle volpi che di notte escono di colpo dalle vie strettissime e buie, prenotate il parcheggio auto color ‘orange’ (saranno ben spesi questi soldi) ma preparatevi a inchiodarvi nel fango e ad invocare contro il clima del Galles. L’ultima serata è sempre il delirio uscire dal parcheggio e ci sarà una fila pazzesca.
La zona dei parcheggi non è mai molto illumnatissima e se avete una torcia prendetela con voi o usate quella del telefono, per non rischiare di finire con i piedi in una melma di argilla. Uh! Tenete un paio di calze di scorta nello zaino, di lana è meglio: io avevo sempre i piedi fradici con delle Dr.Martens basse. Se siete dei blogger incalliti preparatevi alla variabile ‘OFF LINE’ perchè spesso è impossibile poter telefonare o accedere al wi-fi. Portatevi qualche antidolorifico se, come me, soffrite di mal di schiena e vi influenzate facilmente. Io ho usato ben 2 scatole di cerotti ‘caldi’ di Boots 😉 Dulcis in fundo… in vendita all’info-point c’è il programma del festival con tutti gli orari dei live (fondamentale) ma da casa arrivate almeno con una macchina fotografica, per immortalare questa bella avventura. In bocca al lupo e divertitevi!
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Edizione 2017 alcune delle esibizioni che abbiamo visto: Ride, Hurray For The Riff Raff, Ryan Adams, Michael Kiwanuka, Honeyfeet, Kioko, Michael Chapman, Sunflower Bean, Shame, Thee on Sees, Lambchop, Liars, Allah-Las, The Shins, Conor Oberst, Pj Harvey (scappati a causa del freddo e ella pioggia battente) …