Finalmente siamo riusciti a vedere la tanto decantata David Bowie Is, retrospettiva dedicata all’istrionico artista inglese, scomparso il 10 gennaio 2016. Ho cercato di sintetizzarvi qualche consiglio e qualche suggestione, almeno per chi non riuscisse a vederla entro il 13 novembre 2016 al MAMbo (Via Don Minzoni, 14), il Museo d’Arte Moderna di Bologna.
BOWIE FIGLIO DEL MONDO
Innanzitutto è bene specificare che si tratta di una mostra itinerante, inaugurata nel 2013 presso il Victoria and Albert Museum di Londra e ora giunta in Italia per la sua ultima tappa europea. Perciò, se siete dei viaggiatori potreste comunque ritrovarla in un’altra città il prossimo 2017, anno il cui “Heroes” festeggerà i suoi primi 40 anni… Se arrivate in treno in meno di 5minuti giungerete a destinazione e ho letto che con le Frecce c’è uno sconto del 30% sul viaggio, previa compilazione di un modulo sul sito dell’evento. L’esposizone è aperta dal martedì alla domenica e segue questi orari: martedì, mercoledì e domenica dalle 10.00 alle 19.00- Il giovedì e il sabato invece apre dalle 10.00 alle 23.00
Da luglio ad oggi la mostra ha creato anche interessanti eventi collaterali come incontri con artisti che lo hanno conosciuto o giornalisti che ne hanno approfondito la biografia
COSTO BIGLIETTO
I biglietti hanno costi diversi in base alla tipologia: il tagliando d’ingresso giornaliero con prenotazione di giorno e fascia oraria costa 15€, mentre quello intero Open Day – fast lane viene 20€. Hanno diritto ad una riduzione i bambini e ragazzi da 7 a 15 anni e gli over 65, così come gli studenti universitari con tesserino, possessori di biglietto MAMbo/Museo Morandi e possessori della Bologna Welcome Card costa 13€. Infine, il biglietto per i possessori della Card Musei Metropolitani Bologna e Card Bologna Musei possono acquistare il biglietto ridotto a 7,50€. Dove si acquistano? Dai rivenditori ufficiali di Vivaticket ma ho letto che lo si può acquistare anche scrivendo a prenotazioni@davidbowieis.it
Prenotate per tempo e non rischierete di dover fare scelta obbligata
PREPARATI ALLE FILE
Il mio consiglio? Arrivate muniti di biglietti e possibilmente di un fast-line perchè questa mostra è praticamente sempre sold-out, soprattutto nel week-end e potrete saltare quantomeno la fila all’entrata. Poi vi attenderà però quella per l’audioguida, comunque più veloce. Tutti gli altri, anche chi ha un accredito, dovrà comunque entrare e attendere alla cassa per l’emissione del biglietto, per poi fare A) la fila al guardaroba (gratuito) e B) quella per l’audioguida. Vi informo che esistono 2 tipi di file: una per i possessori di biglietto a fascia oraria e l’altra per quelli che senza. Quando prenoterete vi sarà richiesto di scegliere un orario: meglio la prima mattina per me ma comunque, anche se con questo ticket un po’ di fila da fare c’è sia fuori che dentro. Tenete presente che serve almeno un’ora per vedere tutta la mostra e per me l’orario delle 17/18 è troppo al limite. Rischiereste di dover fare le corse. Almeno per una come me che ama visitare sempre anche lo spazio dedicato al merchandising (figa la tazza con il flah) e la libreria
DA SOLI O CON BAMBINI
Vi dico subito che non si possono portare zaini e macchine fotografiche nelle sale espositive e sinceramente, nonostante i bimbi sino ai 6 anni non paghino io, non so se consigliarvi di venire con un neonato. I servizi igienici sono solo all’entrata ma quello che mi farebbe desistere-fatta l’esperienza- è la calca che a volte non ti permette nemmeno di leggere le didascalie. I passeggini vi ingombrerebbero ancora di più. Meglio un marsupio e tanta pazienza. Ai bambini più grandini invece credo che la mostra potrebbe comunque piacere per la sua interattività: videoclip, immagini tridimensionali, scene dal film Labyrinth, eccentrici costumi di scena e audioguide anch’esse interattive, che si attivano a seconda degli spazi in cui cammini (bella idea!) Non sono una mamma ma insieme a noi c’era una coppia di amici con una ragazzina di 10anni a cui l’esperienza è piaciuta.
PRIMA PARTE DELLA MOSTRA
La prima parte della mostra è dedicata ai primi anni della carriera di David Bowie, quella dei suoi esordi tra i club londinesi e del suo primo successo “Space Oddity” (1966) . Nel 1969 il singolo venne usato dalla Bbc per la trasmissione che seguì in diretta il primo allunaggio e questo permise a David di farsi conoscere dal grande pubblico. Non voglio svelarvi di più, ma nelle prime sale capirete da dove Bowie prese spunto per la sua ‘marmorea’ mimica facciale e quel concetto di ‘marionetta’ che porterà sino al suo ultimo disco. In mostra anche gli spartiti di “Space Oddidy” e la tuta verde disegnata da Willie Brown con un motivo grafico ispirato ai disegni di Le Corbusier e indossata da Bowie nel 1979 nella performance “Future Nostalgic”. In pochi minuti ci si addentra in uno spaccato della società degli anni Sessanta e il salto verso i Settanta arriva grazie ad un maxi schermo a vetri dentro al quale è visibile il costume usato da Bowie per presentare in Tv il singolo “Startman”. Tutto intorno appaiono le immagini del video originale.
SECONDA PARTE DELLA MOSTRA
La seconda parte si apre in spazi più ampi ed è meno claustrofobica. Una vera e propra full-immersion tra moda, arte, cinema… da sempre fonti d’ ispirazione di Bowie e spazi artistici che ha saputo contaminare con gusto e intelligenza. Ci sono abiti di scena, come la giacca “Union Jack” creata da Alexander McQueen che sembra bruciata su maniche e lunghezze dalle bruciature di sigarette. Un riferimento al movimento del punk che spopolava in inghilterra e che influenzò anche Bowie. E poi una video-intervista al produttore Tony Visconty che spiega della capacità di David di creare armonia in studio. Gli album pubblicati dal 1967 al 2016 sono ben 27 e seguendo la luce al neon che riporta la scritta “Getting This Done” entrerete in una sorta di sala di ripresa che mostra spartiti e foto di Terry O’Neill che ritraggono Bowie in studio. In sottofondo la sua voce, il suo fiato, un colpo di tosse. D’un tratto ti senti parte di questo viaggio introspettivo nella sua vita e nella sua lunga carriera e le voci del pubblico che canticchia quasi, vorresti poterle far sparire. Mi ha emozionato molto vedere il video di “The Man Who Sold The World” e il vestito da pagliaccio che indossava per questa esibizione al “Saturday Night Live” del 1979. Era così pesante (e lo si intuisce) che Klaus Nomi e Joey Arias lo dovettero alzare e portare al centro dello studio
TERZA PARTE DELLA MOSTRA
La terza parte è tutta dedicata ai live di Bowie e l’ultima stanza è bellissima: sei circondato dagli sfavillanti costumi di scena, quelli che negli anni hai visto in tv e su copertine. E’ come essere dentro ad un nido di un’ape regina: gli abiti sono dentro a cubi che salgono verso il soffitto, coperti da una rete impalbalile e illuminati da luci che ne esaltano i colori. Incredibile pensare che in un’ora abbiamo visto più di 300 oggetti che gli stessi i curatori della mostra hanno potuto attingere dall’archivio personale di David Bowie. Terminato questo “trip musicale” guardatevi intorno, perchè dal Mambo in ben 4mesi sono passati tanti musicisti famosi come Manuel Agnelli, Cristina Donà, Omar Pedrini, Samuele Bersani…
Cosa vi lascia questa mostra? La voglia di approfondire la carriera sterminata di questo artista e ai fans da una chiave di lettura più completa.