Ho passato anni a fantasticare su Joshua Tree, un parco naturale di 321mila ettari, che si trova tra i deserti di Sonora e Mojave. Tutte le band che più ho amato sono legate in modo indissolubile a questa zona desertica. Una su tutte, la formazione dei Flying Burrito Brothers di Gram Parsons che, non solo si fece fotografare sotto ad un gigantesco albero di Joshua, per l’interno della copertina del loro omonimo album, ma che qui veniva a cercare ispirazione musicale.
Gram aveva espresso il desiderio di essere cremato, nel caso fosse morto prima del resto della band, e aveva aggiunto una clausula: “Vorrei che le mie ceneri fossero sparse a Cape Rock” un promontorio montuoso che si trova dentro al parco.
Purtroppo, un mix di sostanze stupefacenti lo strapòa alla vita, nel pieno della sua carriera, a soli 26anni, mentre alloggiava in una camera d’hotel al Joshua Tree Inn, oggi meta di pellegrinaggio da parte dei fan.
Sono certa, che la sua anima vaghi ancora oggi per quelle strade buie e polverose, in cerca di una nuova folgorazione musicale, nonostante la sua famiglia non abbia tenuto conto dei suoi desideri e abbia celebrato la sua funzione in forma privata nella lontana New Orleans. Quella di Gram è una storia toccante e davvero incredibile. Pensate che i suoi amici trafugarono la salma e la potarono, in auto, dal Stato della Louisiana sino a quello della California. Braccati dalla polizia e fatti di chissà quali sostanze riuscirono ad arrivare a Cape Rock, ma il tentativo di cremare il corpo fu vano.
Successivamente il luogo della cremazione di Gram Parsons fu marcato da una piccola lastra in cemento armato, presidiata da una grossa roccia poi rimossa dagli agenti del U.S. National Park Service, e ricollocata nei pressi del Joshua Tree Inn. Ho letto che a volte i fan allestiscono dei memorial con sassi e fiori, ma io durante il mio passaggio da Joshua non ho visto nulla. Mi ero illusa di trovare qualcosa di simile dopo l’uscita del video Emmylou (omaggio alla Harris) delle First Aid Kit, ma purtroppo la mia immaginazione era solo fine a se stessa.
Ad ogni modo, Joshua resta un luogo mitico per noi amanti della musica, non solo perchè gli U2 nel 1987 hanno pubblicato il famosissimo The Joshua Tree, ma anche perchè altri musicisti ne hanno subito il fascino dai lontani anni Sessanta. Vedi America, Doors, Eagles, Robert Plant o Keith Richards. E più recentemente anche Queens of the Stone Age o Kyuss, che hanno registrato entrambi nel leggendario studio di registrazione Rancho De La Luna, che si trova proprio nella località di Joshua Tree.
L’albero che da il nome al parco è un particolare tipo di yucca brevifolia, che a primavera fiorisce con un solo grande fiore color crema. Sono alberi centenari, che crescono molto lentamente, vista l’aridità della zona desertica.
Gli U2 posarono proprio davanti ad uno di questi alberti di Giosuè per la foto di copertina dell’album già citato e, come ho avuto modo di dirvi in un altro articolo, pernottarono all’Harmony Hotel durante il loro tour nel deserto. Un’altra leggenda narra che Jim Morrison venisse a Joshua Tree per sballarsi con acidi e scrivere poesie. E infatti il film When You’re Strange si apre proprio con Jim che guida l’auto per le strade di questo parco.
Anche gli America fecero alcuni scatti per le loro copertine a Joshua e, mentre attraversavano il deserto si imbatterono in una cittadina chiamata Last Horse Mine (non molto turistica), situata a poche miglia da Pioneertown.
Quello stesso anno uscirono con il singolo Horse With No Name (singolo contenuto nel primo disco). E’ noto che anche Robert Plant ami rifugiarsi tra questi paesini tranquilli nel deserto californiano, lo si è appreso nel 1993, anno in cui ha pubblicato il singolo 29Palms, titolo che rimanda al nome della città che si trova ai confini del parco naturale di Joshua Tree.
In un documentario dedicato alla band Eagles ho invece imparato che il nome della band nacque durante un trip psichedelico da pejote, pianta dai poteri allucinogeni che secondo i nativi americani è in grado di mettere in contato uomo e spiriti.
Sempre secondo i pellerossa il Grande Spirito si manifesta all’uomo durante i riti sciatrici sotto forma di grande acquila, l’animale sacro, lo stesso che Glenn Frey (cantante della band) sostiene di aver visto durante il suo viaggio ipnotico. Era una notte del 1970, la band era partita da Los Angeles dopo un concerto al Trocadero in direzione Joshua Tree. Non erano ancora famosi, ma con loro c’era già il fotografo delle più note rockstar, Henry Diltz (che immortalò anche i Doors). Volevano provare l’ebrezza delle allucinazioni date da un pejote e all’alba, quando l’effetto della pianta cominciava a fare effetto, Glenn si allontanò dal resto della band per tornare dopo pochi minuti urlando “Eagle, Eagle!!” Il resto è leggenda.
E un pò con lo stesso spirito hippy che caratterizza la musica e il mood degli anni Sessanta, oggi nell’area di Joshua Tree viene organizzato un festival musicale che dura quattro giorni. Si svolge ogni maggio, mese dalle temperature ancora accettabili per un’area desertica, e coinvolge musicisti, artisti, pittori e insegnanti di yoga.
La manifestazione non si svolge però dentro al parco naturale, che non lo permetterebbe per ragioni di salvaguardia dell’ambiente e sicurezza, ma nei pressi di Sunfair, vicino ad un bacino d’acqua.
In questo secondo articolo vi do qualche consiglio pratico su costi e attrazioni del parco