La visione di “A Complete Unknown” film diretto da James Mangold sulla figura di Bob Dylan, mi ha fatto riflettere ancora di più sulla condizione in cui versa la scena musicale oggi. Non mi riferisco solo a quella italiana, che non se la passa certo bene, ma anche a quella mondiale, specchio di una società senza eroi.
A COMPLETE UNKNOWN
Non mi aspettavo certo che la pellicola potesse riuscire a sintetizzare in 140 minuti la figura di un istronico e immenso musicista quale Dylan, che in nemmeno due vite potremmo arrivare a conoscere a fondo. Lo stesso musicista ha sempre preferito lasciare spazio alla sua musica rispetto alle inutili spiegazioni, che si trattasse di interviste o presentazioni di album. E allo stesso modo il regista ha fatto parlare la musica nelle due ore di pellicola, a discapito di dialoghi più leggeri, che non prendessero mai il sopravvento sui testi delle ballate e canzoni di protesta di Bob Dylan. Una scelta che personalmente ho apprezzato e che ha messo in risalto la figura misteriosa del musicista, che ancora oggi -dopo essersi raccontato in una bellissima autobiografia (Chronicless – Volume 1), dopo centinaia di interviste, libri dedicati ai suoi testi e alla sua vita, ci appare come un perfetto sconosciuto (a complete unknown), capace di insidiarsi nelle nostre vite e di cambiare “pelle” ad ogni stagione. Non possiamo certo recriminare a Bob Dylan di propinarci da anni la stessa musica? Disco dopo disco, decennio dopo decennio, Dylan ha saputo essere portavoce di una società in continua evoluzione e i suoi concerti sono sempre un’esperienza unica, perchè le sue interpretazioni sono mutevoli, come la sua ricerca del suono.
CHE RUOLO HA IL MUSICISTA NELLA SOCIETA’ DI OGGI?
Si è già detto tanto di questa pellicola, della clamorosa somiglianza e perfetta interpretazione di Edward Norton nei panni di Pete Seegar, delle capacità vocali di Timothée Chalamet, che dal mio punto di vista interpreta magistralmente un giovane Bob Dylan, arrivato a New York in cerca di successo, dalle fredde terre del Nord. E tanto si è dibattuto sulla narrazione romanzata, sulle forzature narrative, inesattezze o incongruenze storiche… Uscendo dalla sala non ho pensato a tutto questo, trattandosi di un film e non di un documentario, ma ho riflettuto a lungo sulla potenza che hanno avuto le canzoni di Bob Dylan in un determinato periodo storico. A come era ancora importante e credibile la figura del cantautore nella società del tempo, soprattutto in un periodo come quello turbolento degli anni Sessanta e ho paragonato tutto all’oggi, ai testi sempre più introspettivi e banali che passano sulle FM, ai cambiamenti che hanno portato i musicisti a non essere più “miti” (oggi li chiamerebbero influencer) ma personaggi. Pensate solo per un momento al celebre giorno in cui Bob Dylan scelse di esibirsi in elettrico, accettando di essere fischiato prima a Newport e poi a Manchester, dove nel 1966 dal pubblico gridarono “Giuda”. Invidio quei tempi in cui la musica aveva ancora una presa così forte sul pubblico.
A quanti concerti usciamo indignati oggi? E quanti ancora oggi considerano la musica non solo come una semplice “distrazione di massa” ma come un mezzo per muovere la coscienza delle masse ?
Non ci siamo forse abituati ad ascoltare 30 secondi di “dissing” su TikTok pensando di capire come ragiona la generazione Zeta?
Non ci siamo forse abituati a scorrere e vedere immagini violete e tristi, come quelle di un rapper che mette a nudo la propria moglie sul red carpet, pensando che si tratti di pubblicità e non di violenza domestica?
Non ci siamo forse abituati ad ascoltare musica in ogni luogo della terra, con i nostri auricolari, senza riuscire a lamentarci della mancanza di spazi adeguati per fare e fruire di musica?
Non ci siamo forse rassegnati al fatto che le notizie di gossip abbiano preso il posto delle recensioni e che i testi delle canzoni siano stati sostituiti da veloci tweet che parlano solo di e a noi stessi?
Lo so che qualcuno di voi penserà “non io”. Bene, ne sono felice. E allora dimostriamolo al resto del mondo quanto sia bella e potente la musica. Torniamo a gridare “Giuda!”
Ascolta la colonna sonora del film