“Non il tempo perduto / il tempo ritrovato. Un tempo sconosciuto / stagnante nel regno dell’accelerazione / Irrompe in streaming / Senza consolazione / Connessi tracciabili asettici/Comunichiamo solitudini moleste e sovraesposte”
A due anni dal suo ultimo album “Bella gente d’Appennino di madri e di famiglie” un live/reading registrato nella Chiesa di San Pietro (Reggio Emilia) il 13 dicembre 2017, l’ex CCCP Giovanni Lindo Ferretti rompe il silenzio e pubblica sul web il video di “Ora”, singolo che appare subito come una tagliente riflessione su questo momento di isolamento e solitudine. La voce di Ferretti sembra scandire un canto liturgico e solenne e la musica che accompagna le riprese del video, opera di Martina Chinca, è quella di “La lune du Prajou”, singolo strumentale dei C.S.I. contenuto in “Ko de mondo” (1994). Non una scelta casuale quella di pescare proprio da questo album, che per il titolo rimanda ad un gioco di parole “Ko de Mondo per noi reggiani vuol dire fine della terra” aveva spiegato ai tempi dell’uscita dell’album Ferretti, che aveva poi argomentato così la dualità di significato “Codemondo è un paesino che si trova in provincia di Reggio Emilia, il cui nome significa capo del mondo. Scritto Ko de Mondo può anche voler dire k.o. del mondo”.
E mai come oggi, quando verità e certezze sono continuamente messe in discussione, la scelta di Giovanni Lindo Ferretti di riappropriarsi di questa musica appare coerente con un mondo che non è nemmeno più in grado di reggere i mutamenti, quelli che per la prima volta in questo secolo, non sono frutto dalle decisioni dell’uomo. Da anni Ferretti ha invece scelto di isolarsi a Cerreto Alpi, il suo paese d’origine, poche case e «una settantina di vecchi» in mezzo alle montagne del nostro Appennino. Un isolamento volontario per dedicarsi alla sua terra, ai suoi cavalli, a lettura e scrittura, per concedersi al suo pubblico solo grazie a poche apparizioni annuali. Dal suo piccolo borgo, dove la natura scandisce ancora il ritmo delle giornate, Lindo guarda l’umanità che si ritrova a fare i conti con una solitudine che potrebbe essere invece vista come l’occasione per riscoprire il valore del tempo, lontano dai ritmi scanditi da un mondo che corre alla velocità di tweet e parole sconnesse, vomitate sui nostri profili virtuali e sui canali televisivi (“tutti da Fazio la domenica sera” ripete in loop Ferretti) in cerca di risposte e di rassicurazioni. Solitudini che non riusciamo a reggere, ma che diventano un teatro virtuale del nostro io. Ora, potrebbe invece essere il tempo giusto per il cambiamento. Certo è, che senza preavviso, un paio di giorni fa Giovanni Lindo è apparso su YouTube e poi sul suo profilo FB, per dare voce alla sua e alla nostra quarantena.
Nel videoclip, che pare girato con uno smartphone, scorrono le immagini in bianco e nero di una Cerreto in quarantena: le stradine del borgo deserte, la chiesa chiusa, una sagoma umana che appare come un’identità estranea a quella natura, che invece non conosce restrizioni, che continua il suo corso, nonostante l’occhio dell’uomo veda solo le ferite, come quelle che a metà del videoclip mostrano i segni del tempo costellare la corteccia di un albero. Regge alle leggi del mercato discografico la musica dei C.S.I, ancora bellissima e attuale, frutto della collaborazione tra Ferretti, Massimo Zamboni (chitarre), Giorgio Canali (chitarre), Francesco Magnelli (magnellophoni), Gianni Maroccolo (basso elettrico), Alessandro Gerbi (percussioni), Pino Gulli (batteria) e Ginevra Di Marco (voce in La lune du Prajou e Home sweet home). A dare respiro al brano strumentale sono ancora le parole di Giovanni Lindo Ferretti, che nel videoclip si mostra come un animale in gabbia, costretto a camminare nel suo salotto, con una sigaretta tra le dita:
“Avere timore/Quaresima di parole/Ritorno al reale/Ora et labora A.D. Mmxx/Senza lavoro senza liturgia/La stagione picchia duro/Prudenza fortezza/In buona compagnia”.
Anche Lindo prigioniero del tempo, anima inquieta, che guarda i suoi cavalli rotolarsi sull’erba bagnata dalla neve. Qui ed “Ora” la possibilità di vivere il timore con saggezza.