Non so voi, ma la domenica se non sono in viaggio o a spasso per mercatini e concerti, adoro starmente a leggere i miei libri rock. Soprattutto in autunno e primavera, quando alcune giornate di nebbia o sole timido invogliano a coccolarsi tra le mura del proprio salotto.
Per il mio compleanno mi hanno regalato il nuovo Bob Dylan-Like a Rolling Stone, un libro che contiene interviste e dichiarazioni, spesso inedite, che attraversano tutta la carriera del nostro amato Bob, dagli esordi al conferimento del premio Nobel per la Letteratura. In queste pagine Dylan parla dei suoi inizi e dell’influenza di musicisti come Little Richard, Woody Guthrie e Doug Sahm; rievoca le collaborazioni con Mike Bloomfield, Tom Petty e George Harrison e descrive il modo in cui si è evoluta la sua tecnica compositiva, passata da una generazione istintiva a una costruzione più ragionata.
Alcune interviste le ricordavo, perchè sono davvero famose e a volte controverse (ma questo è Dylan!), ma altre no. Dylan spesso si è divertito a prendere in giro i suoi interlocutori, a volte ha spiazzato il suo lettore, altre ancora ha reso i suoi testi dei veri e propri rebus. Avere a disposizione le sue parole, scritte nero su bianco, in un unico libro è un buon esercizio per allenarsi ai suoi codici a volte ermetici.
Un libro che mostra due punti di visti: quello dell’intervistato e dell’intervistatore. Il terzo è il vostro, che entrate come osservatori esterni in un mondo fatto di ricordi, momenti salienti e ovviamente straordinaria musica!
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