Questo articolo è rivolto agli appassionati e cultori di Dylan, ma anche ai curiosi
C’è un alone di mistero che aleggia sulla vita di un giovane Bob Dylan e che lo lega all’Italia.
Siamo a inizio anni Sessanta, il menestrello di Duluth ha da poco pubblicato il suo primo album, ma è passato pressochè inosservato. Si rifarà presto con il meravigliso ‘The Freewheelin’ (1963) che tutti ricordiamo per la sua sua ormai iconica copertina: Bob Dylan che abbraccia la fidanzata di allora, Suze Rotolo, per le vie del Greenwich Village di New York. Lo scatto è firmato dal fotografo della CBS Don Hunstein e li ritrae all’angolo tra Jones Street e la West 4th Street.
Ma cosa lega allora questo album alla nostra Italia, se venne registrato completamente in America?
Dovete sapere che nel 1962 Bob e Suze, già pittrice, abitavano insieme a New York, a pochi passi dalla zona in cui vennero fotografati per la copertina di ‘Freewheelin’. Dylan non era visto di buon occhio dai genitori della fidanzata, almeno da sua madre, che spinse la giovane a passare un’estate in Italia, per studiare all’Accademia di Perugia. Dylan soffrì molto per la mancanza di Suze e le scrisse diverse lettere, oltre che bellissime canzoni. Una di queste finì nel successivo album acustico “The Times They Are a-Changin’ (1964) ed è una canzone d’amore arrangiata con chitarra acustica pizzicata secondo lo stile del fingerpicking. Se siete dei fans di Dylan conoscerete già la storia e avrete già capito che il singolo in questione è “Boots of Spanish Leather”.
Si tratta di un dialogo d’amore tra due amanti, divisi in questo caso dalle onde del mare e dell’Oceano. Dal testo pare che quello che soffra di più per la distanza tra i due sia Bob Dylan, che nell’inverno del 1962 si recò in Italia per incontrare Suze, che invece non lo aveva avvertito del suo ritorno a New York per le vacanze. A quei tempi ci si scriveva lettere. Poche telefonate. Gli spostamenti e le comunicazioni non erano così veloci e io ne sono felice, perchè quel senso di solitudine, di attesa e di vuoto, spinsero Bob Dylan a scrivere sul suo taccuino, quando ancora era in Italia, questo meravigliso pezzo.
Nella ballata “gli” viene chiesto quale dono desidera ricevere al ritorno da questo viaggio che li ha divisi, il menestrello risponde con poche e spiazzanti parole d’amore:
“…Sei io avessi le stelle della notte più scura
E i diamanti dei più profondi oceani
Rinuncerei a tutti loro, in cambio del tuo dolce bacio,
Che é tutto quello che spero di possedere..”
Cerca di convincere la sua amata a tornare, a non lasciarlo, ma a fine canzone si intuisce che invece la storia potrebbe finire:
“..io potrei stare via per molto tempo
E ti chiedo solo questo
c’é qualcosa che posso mandarti per farti ricordare di me,
per rendere il tuo tempo più facile da trascorrere…”
Ed è qui, a fine canzone, che Bob Dylan riesce come sempre a stupirci, con le sue parole mai banali e scontate. Perchè alla sua amata chiede un paio di stivali spagnoli di cuoio- “Boots of Spanish Leather”.
E un paio di stivali di pelle, Suze, li porta anche mentre passeggia con Bob Dylan per le vie di New York, come si può vedere nello scatto della copertina di “Freewheelin“, album che venne ispirato nei testi proprio da questo distacco da Suze (allora in Italia). Ora sta a voi fantasticare su questi stivali spagnoli, certo Bob Dylan non svelerà mai i contenuti spesso criptici dei suoi testi, che hanno alimentato il mistero intorno a questo genio della musica e delle parole.
Quello che posso dirvi è che Dylan, prima di raggiungere Perugia, sbarcò a Roma, con la cantante Odetta, allora in Italia per promuovere il suo tour, che avrebbe toccato anche il Folk Studio di Trastevere, Roma. Era lì per il concerto di Odetta, ma pare che abbia suonato anche lui su quel palco, la stessa sera, una manciata di canzoni davanti a poche decine di persone. Non l’ho ancora acquistato ma ho nella mia lista questo libro che potrebbe svelarmi qualche ulteriore aneddoto. si tratta di “Bob Dylan In Italia” edito da Arcana, che parla proprio dei concerti tenuti da Dylan nella sua carriera nel nostro Belpaese. Autori del succulento libro sono Federico Boggio Merlo e Sergio Gandiglio.
Conoscevate questa storia?